da Staff Podomedica | Giu 25, 2018 | News
La Sesamoidite: sintomi, cause e trattamento di questa fastidiosa patologia.
La sesamoidite, è un quadro clinico che racchiude l’infiammazione delle ossa sesamoidi del piede e delle strutture che li avvolgono.Il dolore si manifesta sotto l’alluce durante il carico soprattutto nella parte finale del passo, o durante quelle attività sportive che richiedono grandi sollecitazioni nella parte avampodalica. Per questa ragione spesso si crea una postura antalgica scorretta che pone il piede in supinazione ovvero caricando il peso nella parte esterna del piede, evitando in questo modo il carico sotto la zona dolorante.
Le ossa Sesamoidi sono due piccole ossicini che si trovano al di sotto dell’alluce avvolti dei tendini flessori che permettono di stabilizzare il metatarso facilitando in questo modo la propulsione e l’impulso del passo. Agiscono come piccole puleggie e forniscono una superficie su cui i tendini flessori fanno leva aumentando la loro capacità di trasmettere la forza dei muscoli, assumendo un’importanza cruciale nella stazione eretta, nella deambulazione, e particolarmente nella fase di spinta.
La Sesamoidite :
La Sesamoidite, patologia che risulta comune tra ballerini, runners, tennisti, ciclisti ed altri atleti, in quanto questi mettono nella loro attività molta pressione sulla parte anteriore del piede. Non bisogna confonderla con una frattura del sesamoide ( dove si osserva una rottura dovuta ad un trauma importante della struttura anatomica in questione) o un sesamoide bipartito ( quella caratteristica congenita che presentano alcuni individui dove si vedono presenti 3 ossa sesamoidi invece di due, uno di dimensione normale e gli altri due di dimensioni ridotte) .
Le cause della sesamoidite, possono essere diverse :
- Traumi diretti sulle ossa sesamoidi, per esempio urtando con il piede su una pietra mentre cammini o corri a piedi scalzi.
- Traumi causati da movimenti ripetitivi che coinvolgono l’alluce. ( es. saltare atterrando con violenza sui talloni; ballare senza scarpe o con calzature con suole molto sottili; camminare o rimanere in piedi per molte ore su tacchi alti. o semplicemente un gesto sportivo ripetitivo su un terreno duro o con una calzatura non idonea )
- Frattura da stress, o da una condizione chiamata osteonecrosi.
Come si cura la Sesamoidite ?
Inizialmente, viene consigliato di tenere il piede a riposo, utilizzando ghiaccio protetto da un panno sulla zona interessata per non più di 25 minuti consecutivi ed utilizzando creme antiinfiammatorie due volte al giorno ( attenzione che sia davvero una sesamoidite e non una frattura, in quanto in questo caso il trattamento è differente).Si consiglia di recarsi da un podologo/ podoiatra che potrà progettarvi un ortesi plantare specializzata detti podortotici ( dispositivo medico realizzato a mano su calco del piede ).Mentre nei casi di sofferenza cronica il trattamento è un po più complesso in quanto può essere necessario combinare anche con una terapia farmacologica infiltrativa che stimola la rigenerazione delle fibre tendinee e riduce l’infiammazione.
Il trattamento è quindi, generalmente conservativo, ma nei casi di fallimento di quest’ultimo va comunque preso in considerazione un approccio chirurgico. Ma non preoccupatevi, nella maggior parte dei casi se la diagnosi e la causa che lo producono è stata correttamente identificata non sarà necessario finire “sotto i ferri”!
Bibliografia:
1. Yammine K. The sesamoids of the feet in humans: a systematic review and meta-analysis. Anat Sci Int. 2015 Jun;90(3):144-60. doi: 10.1007/s12565-014-0239-9. Epub 2014 May 7. Review. PubMed PMID: 24801385.
2.Aseyo D, Nathan H (1984) Hallux sesamoid bones. Anatomical observations with special reference to osteoarthritis and hallux valgus. Int Orthop 8:67–73
3.Dobas DC, Silvers MD (1977) The frequency of partite sesamoids of the first metatarsophalangeal joint. J Am Podiatry Assoc 67(12):880–882
4.Trolle D (1948) Accessory bones of the human foot: a radiological, histoembryological, comparative anatomical and genetic study. Musksgaard, Copenhagen, pp 20–53
da Staff Podomedica | Ago 4, 2017 | News
Il benessere viene… dai piedi !
Da un intervista al Dr Prof Luca Avagnina, a cura di Monica Caiti
Sembrano tutti uguali o quasi, ma non è così. I piedi parlano di noi, della nostra personalità, rivelano il modo di camminare e vivere,le tensioni che affrontiamo ogni giorno. Anche la loro forma cambia. Si chiama ‘greco’ quello con l’alluce più corto del secondo dito, ‘egizio’, se è più lungo, ‘quadro’ se ha il profilo rettangolare o, ancora, a pianta ‘larga’ o ‘allungata’… All’apparenza, la parte del corpo – specie femminile – più in ombra, vezzeggiata solo quando avvolta da sandali preziosi o eleganti décolleté. In realtà, i piedi vantano ormai un ruolo da star.
Per averne conferma, basta navigare in rete. Dove si trova di tutto, di più. Dal ‘Club dei nati scalzi’, gestito dai ‘barefooters’ o gimnopodisti che,dopo aver appeso le scarpe a un chiodo, si presentano a piedi nudiovunque, anche nelle situazioni sociali più convenzionali. Convinti che solo così si può conoscere la terra (letteralmente parlando) nel modo più diretto e veritiero. Alla ‘Galleria dei piedi nudi’ che, attraverso un vasto repertorio di immagini, evidenzia i significati sessuali, erotici, religiosi, simbolici, estetici e di comunicazione… di questa parte del corpo. Poi la fantasia si accende, quando i piedi diventano… famosi: ed ecco i blog, che segnalano siti, forum e riviste virtuali, trasudanti foto e filmati di attrici, cantanti, modelle, tutte rigorosamente scalze: da Sharon Stone a Monica Bellucci, da Claudia Schiffer a Sabrina Ferrilli, da Julia Roberts a Maria Grazia Cucinotta.
Funzionalità innanzitutto
Quelle citate saranno forse curiosità voyeuristiche e stravaganti forme di feticismo. Certo è che sono loro – i piedi – a camminare, correre, saltare, ballare, spesso costretti in scarpe dalle fogge a dir poco azzardate. Loro a sostenere quotidianamente il peso di un corpo in continuo movimento.
Allora è d’obbligo ricorrere al podoiatra, una figura relativamente nuova, specializzata, appunto, nella prevenzione e nella terapia di qualunque patologia che interessa le estremità. Basta una visita di controllo annuale, dai 3 anni in su. «Il piede non è solo un organo di movimento, ma anche di relazione diretta e continua con il mondo esterno, indebitamente costretto, fin dai primi mesi di vita, in una sorta di scafandro… da palombaro. Compito dello specialista è, dunque, salvaguardare e migliorare la sua funzionalità. Anche perchè se la ‘base’ su cui poggia il corpo non è equilibrata e corretta, si rischiano ripercussioni sulla postura generale, con dolori alla schiena, ernie, ginocchia dolenti, tendiniti.
Il primo step è un bilancio complessivo delle condizioni dei piedi, sulla base di precisi parametri morfologici, mediante analisi del passo con pedane a pressione, valutazione del movimento articolare, esami clinici e strumentali e talvolta, elettromiografia. Una volta completate queste indagini preliminari, il podologo può intervenire a tre livelli: cutaneo, osseo e articolare. Con l’obiettivo, nel primo caso, di mantenere elastica e ben idratata la pelle, e risolverne i problemi più comuni, come secchezza, ispessimenti, surriscaldamento, eccesso di sudorazione, affaticamento,infezioni ed infiammazioni. Curando anche gli inestetismi, che possono sfociare in patologie vere e proprie,: ipercheratosi, cheratosi, e discheratosi, duroni, verruche plantari e digitali… Ciò grazie a prodotti mirati, ricchi di principi attivi cheratolitici, emollienti, rinfrescanti, idratanti e antisudore».
La Chirurgia ?
Anche le varie malformazioni delle unghie (incarnite, ipertrofiche, micotiche, deformate e con lesioni) sono di stretta competenza del podologo. Che, in questi casi, interviene correggendone la forma con apparecchi specifici (la cosiddetta ‘ortonixia al titanio’) o piccoli interventi ambulatoriali di onicoplastica. «Dalla pelle e annessi, si passa poi agli strati sottocutanei del piede, comprensivi di muscoli, tendini e legamenti, fino ai livelli più profondi, che riguardano ossa e articolazioni – continua il professor Luca Avagnina -. Anche in questo caso, gli interventi si avvalgono di diverse procedure: da manipolazioni e trattamenti mutuati da varie discipline (massoterapia, kinesiologia, riflessologia, osteopatia) a terapie ortesiche (con l’utilizzo di plantari ad hoc) fino all’impiego di farmaci locali (cerotti, creme, pomate…) o infiltrazioni di sostanze allopatiche od omeopatiche». E in ambito estetico? Come per il viso, le mani, il décolleté e le varie parti del corpo, si può ricorrere a trattamenti di medicina e di chirurgia estetica, per migliorare sgradevoli e fastidiosi inestetismi? «Funzionalità e bellezza dei piedi devono procedere, per quanto possibile, su binari paralleli – conclude il podologo -. Ma sempre guidati dal buon senso. I più comuni sono l’alluce valgo, le dita a martello e la pianta larga o troppo grande. In un organo complesso come il piede, infatti, qualunque correzione può influire sull’intera struttura. Di conseguenza, l’opportunità di un eventuale intervento (con benefici e controindicazioni) va attentamente valutata dal podoiatra insieme al paziente, anche rispetto al dolore e ai disagi avvertiti dal paziente».
L’alluce valgo? Predilige le donne
Alcuni pensano che sia provocato dalle scarpe troppo strette o dai tacchi alti. In realtà, l’alluce valgo – tra i disturbi più frequenti che colpiscono i piedi delle donne specialmente – molto spesso si eredita dai genitori, pur manifestandosi spesso in età matura. È una prominenza più o meno marcata dovuta alla deviazione della prima articolazione dell’alluce verso l’esterno e di quella del dito all’interno. Da qui l’aumento della massa ossea laterale che, per difendersi, si copre di una ‘borsa’ che, infiammandosi, può diventare molto dolorosa. Esteticamente sgradevole, l’alluce valgo determina una distribuzione poco equilibrata del peso del corpo sulla parte anteriore del piede. Preannunciato da sintomi abbastanza caratteristici – arrossamenti, dolori sotto la pianta, insofferenza verso le scarpe e bruciori localizzati – può essere diagnosticato con una semplice visita dal podiatra, completata da un esame radiologico. Per evitare che peggiori, il più delle volte basta adottare scarpe adeguate e plantari personalizzati. E l’intervento chirurgico? Necessario solo quando la deformazione crea un dissesto in tutto il piede ed anche una semplice passeggiata risulta dolorosa.
Irrinunciabili tacchi a spillo
«Una donna, per la salute, può rinunciare a molte cose, smettere di fumare, per esempio. Ma non potrà mai rinunciare a… faticosi e splendidi tacchi alti!». Parola di Natasha Stefanenko. Un’affermazione quanto mai veritiera. Negli Stati Uniti, le vendite dei tacchi oltre i 7 cm, sono aumentate, infatti, dell’20% e quelle dai 4 ai 7 del 12% (dati 2016). In compenso le scarpe piatte calano del 5,1%. Le donne sembrano, dunque, completamente sorde ai continui segnali d’allarme lanciati dagli esperti, secondo i quali l’arco del piede non potrebbe sopportare un tacco oltre gli 11 centimetri. Il rischio è di cadere in avanti! Nemmeno le zeppe – tornate alla ribalta e apparentemente più stabili e meno insidiose – permettono di dormire sonni tranquilli. Secondo i podiatri americani, possono deformare il piede, creare infiammazioni, provocando – specie quelle arcuate – un’andatura innaturale e un equilibrio instabile. Ma, ammesso che qualcuno venga a più miti consigli, quali dovrebbero essere le caratteristiche delle scarpe ideali, capaci di conciliare un look di tendenza con il benessere dei piedi?
Eccole in breve:
* I materiali: pelle e fibre naturali per la tomaia, cuoio per la suola.
* Le solette: confortevoli o in rame, se si vuole eliminare le cariche elettrostatiche.
* I tacchi: non troppo sottili e alti 3-4 centimetri.
* La forma: non c’è dubbio, la più comoda è sicuramente quella con la punta tonda, adatta a ogni tipo di piede.
* Pericolo calli: tendono a formarsi con tacchi alti, scarpe a pianta stretta (fra il 4° e il 5° dito), mentre quelle a punta provocano “l’occhio di pernice”, un tipo di callo particolare dalla forma tonda, bianco e con un punto nero al centro.
da Staff Podomedica | Ott 8, 2013 | News
7 MITI DA SFATARE SULL’ALLUCE VALGO SUI PLANTARI E SULLA CHIRURGIA
A cura del Prof.Luca Avagnina
L’ALLUCE VALGO è una deformità che si caratterizza per la deviazione del 1° dito rispetto al 1° osso metatarsale con la possibile associazione della comparsa di una borsite, e/o di un ipercallo osseo laterale.
Bisogna subito dire che esistono anche differenti gradi di alluce valgo e dunque ad ogni stadio ci sono soluzioni palliative o risolutive comunque differenti.
I problemi fondamentali che provoca questa patologia sono il dolore nell’articolazione stessa durante la camminata, e a volte anche solo indossando delle scarpe un po piu strette o di forma triangolare o a punta, ipercheratosi nella parte plantare del dito e fastidi da sfregamento laterale per la pressione della scarpa.
La causa eziologica non è assolutamente solo legata alle calzature come molti pensano, ma è dovuta principalmente a fattori dinamici biomeccanici alterati, ovvero, il 1° metatarso non appoggia sufficientemente o in maniera corretta con il suolo durante la fase di propulsione della camminata.
Per quanto riguarda il trattamento e la soluzione a tale problema esistono molteplici teorie ma non tutte sono corrette e si leggono molte cose non vere su vari siti internet su tale argomento …
Come specialisti Podoiatri ci piacerebbe chiarirvi alcuni dei tanti concetti sbagliati sul trattamento chirurgico dell’alluce valgo.
MITO 1: L’ALLUCE VALGO SI CORREGGE CON “AUSILI” ORTOPEDICI.
Esistono diversi metodi ortopedici che vengono sbandierati su internet come soluzioni definitive a questa patologia…,si va dal tutore notturno a quello diurno, per “raddrizzare” l’alluce valgo, fino ad arrivare ai separatori interdigitali “risolutivi”, senza dimenticare anche miracolosi plantari ortopedici che “correggono” l’alluce valgo…
Tutte questi ausili possono forse al massimo aiutare a contenere i fastidi o gli effetti di un alluce valgo ma non possono certamente correggerlo e non esiste nessuna evidenza scientifica in tal senso..
MITO 2: I PLANTARI NON SERVONO A NIENTE PER L’ALLUCE VALGO.
Non di sicuro i semplici plantari ortopedici, anche se fatti “su misura” perché vengono concepiti e fatti solo in modalità statica e non possono dunque contenere tale deformità che si crea invece soprattutto in fase dinamica. Di conseguenza tali plantari non correggono ne evitano che la patologia peggiori.
Ad oggi, è dimostrato nella letteratura scientifica internazionale che soltanto i podortotici di tipo biomeccanico ad azione anteriore per la modifica della fase propulsiva possono attenuare i movimenti anomali dell’alluce nella camminata, cambiando gli angoli di movimento anomali e di conseguenza evitando il perpetrarsi delle cause dell’alluce valgo.
MITO 3: QUALSIASI CHIRURGIA VA BENE PER L’ALLUCE VALGO.
Molte persone e purtroppo anche molti professionisti medici non sanno che esistono almeno 2 grandi modi differenti di operare un alluce valgo:
in chirurgia “OPEN” classica di tipo Ortopedico
e in chirurgia “MIS” moderna di tipo Podoiatrico
e molti non sanno neanche che già in chirurgia OPEN sono stati classificati almeno 150 modi diversi di operarlo, il che lascia intuire come di conseguenza non ce ne sia nessuno che dia la Garanzia del risultato o che sia risultato il migliore per tutti…ma anche in chirurgia MIS ci sono varie tecniche differenti di approccio e ci sono anche vari livelli con cui si può intervenire, ad iniziare da una semplicissima buniectomia o esostectomia eseguita con un forellino di 3 mm appena in 5 minuti, per passare poi ad una liberazione dei tessuti molli, fino ad arrivare a delle osteotomie vere e proprie eseguite comunque sempre in mininvasività sempre con accesi da forellini d1 3 mm.
Quindi anche in chirurgia bisogna informarsi molto bene prima da chi ci vuole operare su che tipo di tecnica userà con noi e soprattutto perché proprio quella e non un’altra…

MITO 4: L’ALLUCE VALGO SI RIFORMA DOPO LA CHIRURGIA.
Non è ne vero ne falso : dipende …
C’è sempre una percentuale di recidiva e c’è sempre una imprevedibilità individuale umana legata all’atto chirurgico anche se eseguito perfettamente dal punto di vista tecnico, ma moltissimo dipenderà dalla corretta ed accurata visita preoperatoria che sappia individuare non solo “gli angoli radiografici da raddrizzare” ma sappia soprattutto capire e ripristinare il corretto funzionamento di questa articolazione. Tale tipo di valutazione biomeccanica e posturale integrata è il cuore della capacita diagnostica di bravo clinico podoiatra. L’obbiettivo della chirurgia deve essere quello non “solo di raddrizzare un osso storto” ma, molto piu importante, di far appoggiare e funzionare al meglio il primo metatarso mentre camminiamo.
Comunque anche se operati correttamente, questo non vuol dire che se non si segue bene i protocolli postoperatori i risultati siano poi soddisfacenti..
Cosa si può fare se abbiamo la sfortuna di capitare in quei CASI?
Si deve stabilizzare il primo raggio con un podortotico mirato studiato per il nostro caso, previo sempre uno studio biomeccanico specializzato, oppure in alcuni casi bisogna tornare ad intervenire affinché il risultato sia quello desiderato funzionalmente.
MITO 5 : IL POST OPERATORIO E’ MOLTO DOLOROSO.
Anche se bisogna sempre premettere che il dolore è un sintomo molto soggettivo e varia da paziente a paziente, possiamo affermare serenamente che oggi grazie ai blocchi locali anestetici, il tipo di farmaci amministrati e le nuove tecniche di chirurgia mininvasiva, il post operatorio dell’ alluce valgo non è più doloroso, e nella maggioranza dei casi i pazienti operati noteranno solo dei fastidi minimi, come in qualsiasi chirurgia minore.
MITO 6: SE NON MI FA MALE, PERCHE’ MI DEVO OPERARE?
Seppur sia vero che un alluce valgo asintomatico non dovrebbe essere operato a priori, c’è pero da dire anche che l’alluce valgo è una deformazione in continua evoluzione, che può provocare ulteriori deformità in altre parti del piede come metatarsalgie da trasferimento alle zone vicine, calli e duroni sotto la pianta del piede, dita a martello. Quindi, anche se non ci fa male all’inizio, dovremmo recarci presso un centro del piede specializzato per una valutazione globale e preventiva accurata.
MITO 7: NON MI POSSO OPERARE SE HO UN ETA’ AVANZATA
Se non abbiamo nessuna patologia di base contrindicata, non esiste nessun motivo che giustifichi non poter operare l’alluce valgo o portare podortotici personalizzati, perché vivere meglio a qualunque età dovrebbe essere un diritto di tutti oggi che è possibile farlo senza grossi rischi e in maniera quasi indolore e veloce …
In conclusione, se abbiamo un alluce valgo abbiamo due opzioni :
- Non fare niente e aspettare passivamente che la deformità faccia il suo corso, ma non è consigliabile questa opzione per la salute dei nostri piedi, perché alla lunga i problemi da affrontare saranno piu complessi e non si potranno probabilmente piu applicare le terapie piu semplici e mininvasive che si possono attuare nelle prime fasi.
- Rivolgersi ad uno specialistaPodoiatra per controllare il grado, le cause , e la sua evoluzione, al fine di valutare le differenti opzioni di trattamento che possono includere trattamenti conservatori come i podortotici o il possibile intervento chirurgico minivasivo.