da Staff Podomedica | Ago 8, 2017 | News
Il mal di schiena in gravidanza, disturbo provocato da un cambiamento naturale del corpo.
Si tratta di un disturbo provocato dai cambiamenti naturali che il corpo deve affrontare durante la gravidanza. Come affrontare i piccoli-grandi problemi di ogni giorno con il pancione senza soffrirne.
Servizio di Linda Baseggio per la rivista ” Bimbi sani e belli “, con la consulenza del Professor Luca Avagnina, Podoiatra – Podologo – Posturologo
Identikit di un disturbo
La gravidanza è un periodo durante il quale il corpo della donna cambia in maniera evidente e fisiologica, cioè naturale, per adattarsi ad accogliere, nutrire e dare alla luce una piccola vita. Uno dei disturbi direttamente collegati a questi cambiamenti, e che caratterizzano in particolar modo l’ultimo trimestre di gestazione, è il mal di schiena.

Questo disturbo, durante la gravidanza, può manifestarsi in tre distinti punti della colonna vertebrale :
- nella parte più alta della schiena, detta regione dorsale (la meno frequente)
- nella parte più bassa, detta regione lombare. Si tratta di un disturbo molto diffuso chiamato anche ‘lombalgia’, cioè, appunto, dolore alla zona lombare.
- nell’articolazione sacro-iliaca, cioè quella che unisce l’osso sacro con il pube. In questo caso il dolore può scendere fino ai glutei.
Il dolore si manifesta in alcuni momenti particolari, ad esempio :
- di sera, quando il corpo è stanco
- di notte, a volte impedendo il riposo
- durante uno sforzo, ad esempio sollevando un peso da terra
- Le più colpite sono le future mamme che già soffrono di male di schiena a causa di innaturali curvature della colonna vertebrale, soprattutto di lordosi, cioè un’eccessiva curvatura lombare (causata dall’uso di tacchi troppo alti e pantaloni a vita bassa) che porta ad una retroversione del bacino, e ad avere pance e sederi prominenti.
Alla base del male di schiena vi sono cause legate al cambiamento fisiologico del corpo della donna in gravidanza. Ecco le principali.
- Cambiamento della postura: nove sono, in media, i chili in più che una donna deve portare durante la gravidanza. Questo peso, principalmente situato nel pancione, provoca lo spostamento del baricentro in avanti, per riequilibrare il quale la donna tende a spostare indietro il bacino accentuando ancora di più la curva sacrale. Ciò porta anche ad una continua tensione dei muscoli della schiena e dell’addome e a conseguenti dolori e fastidi all’altezza dei reni.
- Cause ormonali: durante la gravidanza il corpo secerne ormoni specifici (estrogeno placentare e relastina) che hanno il compito di ammorbidire ed allungare i legamenti che trattengono le articolazioni per preparare il corpo all’elasticità necessaria per il parto. Anche il bacino gode di una maggiore flessibilità, che però provoca un’ulteriore curvatura della parte lombare e male di schiena.
Cambiare le abitudini dannose
Il dolore può essere limitato molto prestando attenzione alla postura. Il modo in cui si sta in piedi, in cui ci si siede o si dorme, infatti, influisce direttamente sull’entità del dolore. L’obbiettivo è cercare di ridurre al minimo gli sforzi ai quali la schiena è sottoposta, ripensando ad alcune azioni che si compiono automaticamente. Ecco quindi come:
- stare in piedi: per mantenere una postura corretta è sufficiente contrarre i glutei. Questo controbilancerà il peso in avanti del pancione ed aiuterà a rientrare in assetto verticale. Cercare di distribuire il peso su entrambe le gambe.
- alzarsi dal letto: evitare di alzarsi direttamente da sdraiate, perché ciò sollecita troppo i muscoli della schiena. Invece fare così:
- ruotare su un fianco
- sedersi aiutandosi con un braccio
- alzarsi facendo sforzo sui muscoli di coscia e gluteo
- stare seduti: cercare di tenere la schiena diritta rispettando la naturale curvatura della colonna vertebrale. Ciò può essere conseguito utilizzando sedie e poltrone a schienale ergonomico o, in mancanza d’altro, inserendo un piccolo cuscino o un asciugamano ripiegato dietro la schiena. Mantenere le piante dei piedi appoggiate per terra.
Le situazioni più comuni ed i nostri consigli

La giornata di una donna è piena di cose da fare: lavorare, badare alla casa e ai suoi occupanti, andare a fare la spesa sono solo alcune delle mille incombenze che quotidianamente una donna si trova a dover sbrigare. La gravidanza è uno stato fisiologico, e, a meno che il medico non dia parere opposto, non deve bloccare queste attività. Imparare a muoversi con il pancione, quindi, si può e si deve, per non sforzarsi in eccesso, per non soffrire di dolori e per non passare un periodo così bello e intenso della vita di una donna come una ammalata.
NO: non stare ore ed ore immobili, sedute in maniera non corretta (cioè con la schiena non dritta), e con le braccia ‘a penzoloni’ (cioè con i gomiti non appoggiati): ciò stanca ed affatica oltre ogni limite i muscoli della schiena e del collo, tesi nello sforzo di sostenere le braccia
SI: la scrivania deve essere abbastanza alta da permettere di lavorare con la schiena dritta e appoggiando i gomiti; aderire bene alla sedia che deve avere lo schienale capace di seguire la naturale curvatura della colonna vertebrale; eseguire ogni tanto delle rotazioni della testa in senso orario ed antiorario per ‘sgranchire’ le vertebre cervicali.
NO: evitare di stirare su di un’asse troppo bassa e di stare troppo tempo in piedi. Ne va della salute della schiena e anche di quella delle gambe, perché l’immobilità è da ostacolo alla circolazione del sangue venoso (dalle estremità al cuore)
SI: appoggiare alternativamente un piede su di uno sgabellino posto vicino all’asse da stiro, che dovrà essere ad un’altezza adeguata affinchè non ci si debba ‘ingobbire’ stirando; ogni venti miunuti circa fermarsi ed eseguire rotazioni della testa e delle spalle
- portare i sacchetti della spesa
NO: non caricare eccessivamente i sacchetti; non alzarli da terra facendo sforzo sulla schiena; non allargare le braccia perché ciò affatica molto i muscoli della schiena
SI: farsi portare la spesa più pesante a casa (chiedere al proprio supermercato se è disponibile questo servizio), e per la leggera dotarsi di un carrellino con ruote; se ciò non fosse possibile, suddividere il peso in un numero pari di sacchetti, sollevarli piegandosi sulle gambe e mantenendo la schiena diritta, tenerli vicino al corpo.
NO: non guidare scomode, magari una macchina regolata su di un’altra persona; non tenere una posizione ‘da rally’, la mano sinistra sul volante e la destra sempre sulle marce, perché oltre a tensioni muscolari a livello delle spalle e del collo si rischia anche una scoliosi (curva innaturale verso destra o verso sinistra)
SI: adattare una macchina alle proprie esigenze, regolando l’altezza e l’angolazione del sedile e dello schienale (che preferibilmente avrà un sostegno dorsale) in funzione del pancione e della comodità; regolare bene anche gli specchietti, che eviteranno di contorcersi alla guida nel tentativo di vedere cosa passa alle nostre spalle; preferire una macchina con il servo sterzo che allevia lo sforzo ai muscoli della schiena nel momento di fare manovre; guidare in maniera simmetrica, tenendo entrambe le mani sul volante e i piedi paralleli di fronte ai pedali.
NO: non tentare di sollevare oggetti troppo pesanti o voluminosi, si correrebbe il rischio di farsi male alla schiena o addirittura di cadere; non sollevare un oggetto con le gambe rigide facendo sforzo solo sui muscoli della schiena; non sollevare un oggetto pesante al di sopra dell’altezza delle spalle (ad esempio una valigia in treno), né a con le braccia tese, perché rappresentano sforzi oltre misura;
SI: posto che una donna incinta nell’ultimo trimestre di gravidanza non dovrebbe sollevare grossi pesi, ecco in quattro mosse spiegato il ‘metodo di sollevamento’:
- tenendo i piedi separati, rannicchiarsi piegando le gambe e le ginocchia e mantenendo la schiena il più possibile dritta
- afferrare l’oggetto saldamente: ciò vuol dire con tutta la mano, non solo la punta delle dita
- sollevarsi facendo sforzo sui muscoli delle gambe e dei glutei e non su quelli della schiena
- una volta in piedi, muovere l’oggetto mantenendolo il più vicino possibile al corpo e senza ruotare la schiena
Dallo specialista
- Esiste una scienza che studia i difetti di postura e la maniera di correggerli. Si chiama posturologia, e può essere definita una branca ‘trasversale’, in quanto si avvale delle conoscenze di diverse discipline. Per studiare e aiutare a correggere i difetti di postura alla base del male di schiena in gravidanza ci si può rivolgere ad un podologo (lo specialista del piede) posturologo.
- Ogni persona è diversa dall’altra, e deve essere curata in maniera personalizzata. Dopo una visita accurata, il podologo posturologo propone alcune soluzioni, ad esempio:
1) scarpe adeguate: in gravidanza non si può utilizzare una scarpa qualsiasi. Il tacco alto, infatti, accentua troppo la ‘caduta in avanti’ dell’addome e sforza eccessivamente i muscoli lombari che ‘tirano’ per tentare di frenarla. Man mano che aumentano i mesi di gravidanza, diminuire quindi i centimetri dei tacchi fino ad un massimo di due centimetri. Badare anche alla larghezza della scarpa, che deve essere proporzionata al piede e che si deve cambiare con il progredire della gravidanza. È bene sapere che oltre alla lunghezza (il numero) esiste anche un parametro per valutare la comodità, che prende il nome di ‘calzata’. Una persona può portare un 38 con calzata 4, 5, 6, ecc… Scegliere quindi una calzatura del proprio numero e di calzata corretta evita problemi ai piedi che si ripercuotono poi sulla postura.
2) plantari correttivi: esistono diverse scuole di pensiero riguardo ai plantari, che possono essere:
- dotati di magneti che sfruttano le proprietà circolatorie, antigonfiore e antidolore della magnetoterapia
- con piccoli elementi di due millimetri circa applicati su base piatta che modificano la postura DA FERMI? IN MOVIMENTO?
- ‘podolistici’ cioè che integrano podologia e biomeccanica cercando di impostare un baricentro il più equilibrato possibile sia da fermo che in movimento
In ogni caso il plantare non si può comprare già fatto, deve essere personalizzato e deve essere il risultato di una visita. Preferire uno specialista che conosca i diversi tipi di plantari e possa suggerire quello idoneo al caso e alla persona, quindi, permette di risolvere quasi completamente i problemi alla schiena anche di una donna in gravidanza.
3) fare sport: per risolvere i problemi residui e prevenirne di nuovi, è fondamentale eseguire esercizio fisico. Le discipline più indicate sono:
- Pilates: il metodo preferito dai ballerini, permette di sciogliere con dolcezza le articolazioni grazie ad una macchina speciale. Da eseguire con l’assistenza di un istruttore qualificato
- ginnastica isometrica: ginnastica a base di esercizi opposti alle posture normali per riequilibrare il baricentro e correggere cattive abitudini
- nuoto: uno sport che può essere eseguito fino al termine della gravidanza e che alleggerisce schiena e articolazioni dal peso del pancione
In breve
- Il male di schiena è un disturbo molto frequente dell’ultimo trimestre di gravidanza
- le cause sono il cambiamento della postura causata dal pancione ed il rilascio di ormoni che rilassano il bacino accentuandone la curvatura
da Staff Podomedica | Ago 4, 2017 | News
Il benessere viene… dai piedi !
Da un intervista al Dr Prof Luca Avagnina, a cura di Monica Caiti
Sembrano tutti uguali o quasi, ma non è così. I piedi parlano di noi, della nostra personalità, rivelano il modo di camminare e vivere,le tensioni che affrontiamo ogni giorno. Anche la loro forma cambia. Si chiama ‘greco’ quello con l’alluce più corto del secondo dito, ‘egizio’, se è più lungo, ‘quadro’ se ha il profilo rettangolare o, ancora, a pianta ‘larga’ o ‘allungata’… All’apparenza, la parte del corpo – specie femminile – più in ombra, vezzeggiata solo quando avvolta da sandali preziosi o eleganti décolleté. In realtà, i piedi vantano ormai un ruolo da star.
Per averne conferma, basta navigare in rete. Dove si trova di tutto, di più. Dal ‘Club dei nati scalzi’, gestito dai ‘barefooters’ o gimnopodisti che,dopo aver appeso le scarpe a un chiodo, si presentano a piedi nudiovunque, anche nelle situazioni sociali più convenzionali. Convinti che solo così si può conoscere la terra (letteralmente parlando) nel modo più diretto e veritiero. Alla ‘Galleria dei piedi nudi’ che, attraverso un vasto repertorio di immagini, evidenzia i significati sessuali, erotici, religiosi, simbolici, estetici e di comunicazione… di questa parte del corpo. Poi la fantasia si accende, quando i piedi diventano… famosi: ed ecco i blog, che segnalano siti, forum e riviste virtuali, trasudanti foto e filmati di attrici, cantanti, modelle, tutte rigorosamente scalze: da Sharon Stone a Monica Bellucci, da Claudia Schiffer a Sabrina Ferrilli, da Julia Roberts a Maria Grazia Cucinotta.
Funzionalità innanzitutto
Quelle citate saranno forse curiosità voyeuristiche e stravaganti forme di feticismo. Certo è che sono loro – i piedi – a camminare, correre, saltare, ballare, spesso costretti in scarpe dalle fogge a dir poco azzardate. Loro a sostenere quotidianamente il peso di un corpo in continuo movimento.
Allora è d’obbligo ricorrere al podoiatra, una figura relativamente nuova, specializzata, appunto, nella prevenzione e nella terapia di qualunque patologia che interessa le estremità. Basta una visita di controllo annuale, dai 3 anni in su. «Il piede non è solo un organo di movimento, ma anche di relazione diretta e continua con il mondo esterno, indebitamente costretto, fin dai primi mesi di vita, in una sorta di scafandro… da palombaro. Compito dello specialista è, dunque, salvaguardare e migliorare la sua funzionalità. Anche perchè se la ‘base’ su cui poggia il corpo non è equilibrata e corretta, si rischiano ripercussioni sulla postura generale, con dolori alla schiena, ernie, ginocchia dolenti, tendiniti.
Il primo step è un bilancio complessivo delle condizioni dei piedi, sulla base di precisi parametri morfologici, mediante analisi del passo con pedane a pressione, valutazione del movimento articolare, esami clinici e strumentali e talvolta, elettromiografia. Una volta completate queste indagini preliminari, il podologo può intervenire a tre livelli: cutaneo, osseo e articolare. Con l’obiettivo, nel primo caso, di mantenere elastica e ben idratata la pelle, e risolverne i problemi più comuni, come secchezza, ispessimenti, surriscaldamento, eccesso di sudorazione, affaticamento,infezioni ed infiammazioni. Curando anche gli inestetismi, che possono sfociare in patologie vere e proprie,: ipercheratosi, cheratosi, e discheratosi, duroni, verruche plantari e digitali… Ciò grazie a prodotti mirati, ricchi di principi attivi cheratolitici, emollienti, rinfrescanti, idratanti e antisudore».
La Chirurgia ?
Anche le varie malformazioni delle unghie (incarnite, ipertrofiche, micotiche, deformate e con lesioni) sono di stretta competenza del podologo. Che, in questi casi, interviene correggendone la forma con apparecchi specifici (la cosiddetta ‘ortonixia al titanio’) o piccoli interventi ambulatoriali di onicoplastica. «Dalla pelle e annessi, si passa poi agli strati sottocutanei del piede, comprensivi di muscoli, tendini e legamenti, fino ai livelli più profondi, che riguardano ossa e articolazioni – continua il professor Luca Avagnina -. Anche in questo caso, gli interventi si avvalgono di diverse procedure: da manipolazioni e trattamenti mutuati da varie discipline (massoterapia, kinesiologia, riflessologia, osteopatia) a terapie ortesiche (con l’utilizzo di plantari ad hoc) fino all’impiego di farmaci locali (cerotti, creme, pomate…) o infiltrazioni di sostanze allopatiche od omeopatiche». E in ambito estetico? Come per il viso, le mani, il décolleté e le varie parti del corpo, si può ricorrere a trattamenti di medicina e di chirurgia estetica, per migliorare sgradevoli e fastidiosi inestetismi? «Funzionalità e bellezza dei piedi devono procedere, per quanto possibile, su binari paralleli – conclude il podologo -. Ma sempre guidati dal buon senso. I più comuni sono l’alluce valgo, le dita a martello e la pianta larga o troppo grande. In un organo complesso come il piede, infatti, qualunque correzione può influire sull’intera struttura. Di conseguenza, l’opportunità di un eventuale intervento (con benefici e controindicazioni) va attentamente valutata dal podoiatra insieme al paziente, anche rispetto al dolore e ai disagi avvertiti dal paziente».
L’alluce valgo? Predilige le donne
Alcuni pensano che sia provocato dalle scarpe troppo strette o dai tacchi alti. In realtà, l’alluce valgo – tra i disturbi più frequenti che colpiscono i piedi delle donne specialmente – molto spesso si eredita dai genitori, pur manifestandosi spesso in età matura. È una prominenza più o meno marcata dovuta alla deviazione della prima articolazione dell’alluce verso l’esterno e di quella del dito all’interno. Da qui l’aumento della massa ossea laterale che, per difendersi, si copre di una ‘borsa’ che, infiammandosi, può diventare molto dolorosa. Esteticamente sgradevole, l’alluce valgo determina una distribuzione poco equilibrata del peso del corpo sulla parte anteriore del piede. Preannunciato da sintomi abbastanza caratteristici – arrossamenti, dolori sotto la pianta, insofferenza verso le scarpe e bruciori localizzati – può essere diagnosticato con una semplice visita dal podiatra, completata da un esame radiologico. Per evitare che peggiori, il più delle volte basta adottare scarpe adeguate e plantari personalizzati. E l’intervento chirurgico? Necessario solo quando la deformazione crea un dissesto in tutto il piede ed anche una semplice passeggiata risulta dolorosa.
Irrinunciabili tacchi a spillo
«Una donna, per la salute, può rinunciare a molte cose, smettere di fumare, per esempio. Ma non potrà mai rinunciare a… faticosi e splendidi tacchi alti!». Parola di Natasha Stefanenko. Un’affermazione quanto mai veritiera. Negli Stati Uniti, le vendite dei tacchi oltre i 7 cm, sono aumentate, infatti, dell’20% e quelle dai 4 ai 7 del 12% (dati 2016). In compenso le scarpe piatte calano del 5,1%. Le donne sembrano, dunque, completamente sorde ai continui segnali d’allarme lanciati dagli esperti, secondo i quali l’arco del piede non potrebbe sopportare un tacco oltre gli 11 centimetri. Il rischio è di cadere in avanti! Nemmeno le zeppe – tornate alla ribalta e apparentemente più stabili e meno insidiose – permettono di dormire sonni tranquilli. Secondo i podiatri americani, possono deformare il piede, creare infiammazioni, provocando – specie quelle arcuate – un’andatura innaturale e un equilibrio instabile. Ma, ammesso che qualcuno venga a più miti consigli, quali dovrebbero essere le caratteristiche delle scarpe ideali, capaci di conciliare un look di tendenza con il benessere dei piedi?
Eccole in breve:
* I materiali: pelle e fibre naturali per la tomaia, cuoio per la suola.
* Le solette: confortevoli o in rame, se si vuole eliminare le cariche elettrostatiche.
* I tacchi: non troppo sottili e alti 3-4 centimetri.
* La forma: non c’è dubbio, la più comoda è sicuramente quella con la punta tonda, adatta a ogni tipo di piede.
* Pericolo calli: tendono a formarsi con tacchi alti, scarpe a pianta stretta (fra il 4° e il 5° dito), mentre quelle a punta provocano “l’occhio di pernice”, un tipo di callo particolare dalla forma tonda, bianco e con un punto nero al centro.
da Staff Podomedica | Lug 21, 2017 | News
Achille pie’ veloce?….
A cura del Podomedica Alipod Clinic Team
… purtroppo non sempre. Imprigionati in scarpe strette e a punta, con tacchi vertiginosi, trascurati ed ignorati, considerati una cosa di cui vergognarsi, i piedi sono nello stile di vita moderno e nella cultura occidentale la “cenerentola” del corpo.
Ma averne cura è un segreto per conseguire lo “star bene” dell’intero organismo. Importantissimi per il benessere di tutto l’organismo, per la bellezza del corpo, per l’armonia dell’andatura, i piedi sono spesso trascurati e per molto tempo la stessa medicina li ha trattati come una parte del corpo di secondaria importanza.Non era così nell’antichità classica, quando il lavacro dei piedi era ritenuto un significativo atto di rispetto verso gli ospiti e per molti popoli un vero, sacro rito religioso.

Focus – La protesi piu’ antica della storia
Nell’Antico Egitto, come testimoniano papiri rinvenuti nelle tombe di oltre quattromila anni fa, si conoscevano e si curavano le più diffuse malattie dei piedi. Nel Medioevo i “mediconi” di piazza curavano calli, occhi di pernice, unghie incarnite e si specializzavano fino a diventare professionisti altamente considerati. Nel Settecento erano i medici di corte ad avere cura delle estremità delle loro Maestà.
Ma com’è fatto il piede? Conoscerlo bene è importante per imparare a salvaguardarne la salute e l’estetica. Il suo scheletro è composto da ventisei ossa disposte in tre parti che, a partire dalla gamba, contengono il tarso, il metatarso e le dita, mentre il calcagno e l’astragalo congiungono il piede alle ossa della gamba. Questa mirabile architettura, si muove su trentatre articolazioni che ne fanno una sublime macchina di locomozione ed equilibrio.
La parte ossea, che interessa l’ortopedia, è solo uno dei tre aspetti della struttura dei piedi. Sono altrettanto importanti quello nervoso e quello circolatorio.Dal punto di vista del sistema nervoso, è importante sapere che c’è una zona del piede detta “seno del tarso” ricchissima di terminazioni nervose, capaci di rilevare costantemente la posizione del corpo, e come un radar, di fornire al cervello tutte le informazioni per adattare il movimento al terreno, alla luce, al buio, agli ostacoli, senza cadere e regolando istante per istante la deambulazione.
Per quanto riguarda la componente circolatoria, il piede viene considerato una specie di “secondo cuore”, o “cuore plantare”. Infatti come dal cuore parte la circolazione arteriosa, dai piedi parte quella venosa, che riporta il sangue al cuore. Se questo meccanismo di “cuore periferico” diventa difettoso, sopraggiungono disturbi di circolazione la cui prima spia è il gonfiore ai piedi.
Ma come può presentarsi un piede? Dal punto di vista della forma, il piede può variare e possono essere distinte alcune classi morfologiche dove la differenza la fanno le dita, tanto che le proporzioni che intercorrono tra di esse sono state codificate dall’antropologia in quella che viene detta “formula digitale”. Si parla di “piede egizio”, quando l’alluce è più lungo degli altri, in particolare del secondo dito. Di “piede greco” quando il secondo dito è più lungo dell’alluce (ed è il caso più comune), oppure di “piede quadrato”, detto anche “ piede romano “quando le prime due dita sono uguali. Ma aldilà di queste curiosità, l’aspetto delle estremità può rivelare molte cose sul loro stato di salute e funzionalità e sull’esistenza di disfunzioni e malattie dell’intero organismo. Quando i piedi soffrono, sia in modo continuo ed assillante, sia saltuario e meno manifesto, è importante ricorrere subito al parere di un esperto.

Uno stato di gonfiore, per esempio, può essere il sintomo di disturbi del circolo che investono non solo il piede ma anche le gambe, come le varici, l’estensione del gonfiore e la cellulite.Anche il colore della pelle dei piedi può suggerire qualcosa sulla loro salute: se è troppo pallido il sangue probabilmente non circola bene, se tende al violaceo, può esserci un difetto di ossigenazione del sangue.
I piedi, in definitiva, possono accusare disturbi propri ma possono anche essere la spia di malattie che riguardano altre parti del corpo, così come ci sono difetti e disfunzioni che possono essere causa di scompensi e malattie dell’organismo.
da Staff Podomedica | Lug 20, 2017 | News
Salute dei piedi: chi deve preoccuparsi di più?
Dimmi che piedi hai e ti dirò quanto sei in salute.
La relazione tra le nostre estremità e peso corporeo, diabete, circolazione sanguigna sono ormai un fatto certo. Un sondaggio dell’American Podiatric Medical Association ha rilevato che il 53% dei partecipanti accusava dolori ai piedi tanto da perdere in qualità della vita.I piedi, spiegano gli esperti, vanno curati fin da giovani.
Spesso si trascurano alcuni sintomi, ma i piedi poi presenteranno il conto più in là negli anni. Alcune categorie di persone, in particolare, dovrebbero fare ancora più attenzione: i soggetti obesi e in sovrappeso, per esempio, che sovraccaricano eccessivamente gli arti inferiori generando un superlavoro che può essere responsabile di varie forme di infiammazione come fascite plantare, tallonite, dito a martello e calli.
C’è poi la circolazione, altra “croce” per i piedi. Il livello di allarme deve essere alto anche in questo caso e particolare attenzione deve prestarla chi ha i legamenti degli arti inferiori più deboli a causa di traumi o infiammazioni. Tendiniti e artriti sono invece il rischio maggiore per chi ha i “piedi piatti”, a causa della cattiva distribuzione del peso corporeo.
Un discorso a parte meritano le signore: i tacchi a spillo sono una vera spina nel fianco che rischia di provocare calli, ma anche neuromi e il cosiddetto dito a martello. Il consiglio degli esperti americani è quindi quello di “monitorare” i piedi e le malattie a loro collegati per programmare la giusta attività fisica, sempre indispensabile.
Adoperare scarpe adatte alla forma e alla struttura del piede è di aiuto, quasi quanto curare l`igiene delle estremità inferiori, soprattutto se si indossano le calzature per molto tempo o si frequentano piscine o luoghi in cui possono proliferare funghi e batteri.
Altro accorgimento da adottare è la passeggiata serale, da fare con le scarpe basse, che aiuta la digestione, fa diminuire di peso e concilia il sonno. In questo modo i piedi, assicurano i podologi americani, si mantengono più giovani e più a lungo.
Infine, una visita approfondita da un Podologo / Podoiatra, specialista nella cura e nella prevenzione dei piedi è sempre consigliabile.
da Staff Podomedica | Lug 11, 2017 | News
IL RUOLO DEL PODOLOGO NEL PIEDE DIABETICO E I PRATICI CONSIGLI DEL NOSTRO ALIPOD FOOT TEAM
Nel diabete le complicanze neurologiche e vascolari che spesso si presentano, coinvolgono in modo particolare il piede. Pertanto la cura professionale del piede è molto importante per prevenire le complicanze del piede diabetico. Da qui l’importanza centrale del ruolo del podologo sia nella prevenzione ma anche nella cura del piede.
Molti studi epidemiologici dimostrano come una cura periodica del piede e l’educazione del paziente riducano le complicanze che riguardano i piede diabetico.
Il podologo è spesso anche il primo specialista che un paziente possa essere affetto da un diabete non diagnosticato. Perciò un accurata anamnesi iniziale è molto importante per la valutazione del paziente diabetico ed è anche fondamentale l’educazione del paziente sul diabete e le sue complicanze. Successivamente si passa all’Esame obiettivo del piede e della gamba che dovrebbe includere un controllo accurato del sistema vascolare, neurologico, dermatologico e muscolo-scheletrico. Bisogna valutare qualsiasi anomalia dei tegumenti ma anche degli annessi cutanei, come peli colore ecc..
L’esame vascolare si basa sulla palpazione dei polsi arteriosi e il tempo di riempimento capillare.
La visita neurologica deve valutare i riflessi tendinei profondi, sia del tendine d’Achille sia di quello rotuleo, ma anche la sensibilità tattile, termica, vibratoria e propriocettiva.
In quanto nelle neuropatia, la sensibilità vibratoria è una delle prime sensibilità a essere colpite.
Le lesioni più comuni che colpiscono il piede diabetico sono le lesioni ulcerative causate spesso da un iperpressione in sede metatarsale e calcaneare da deformità del piede a causa della neuropatia motoria , da trauma per l’insorgere di una neuropatia sensitiva che limità la sensibilità dolorifica e tattile del piede diabetico.
In caso di lesione ulcerativa è molto importante un accurato “debridement” della lesione, cioè una accurata pulizia del tessuto cheratolitico e non vitale che soffoca e limita un normale rigenerazione tissutale e rallenta la guarigione. Tutto ciò deve essere accompagnato anche dall’utilizzo di una calzatura adeguata con adeguati spazi per evitare conflitti e l’utilizzo di ortesi plantari di scarico per diminuire la pressione sulla lesione ulcerativa.
La miglior difesa contro le complicanze nel piede diabetico è la prevenzione e la cura del piede da parte del paziente, istruito dal podologo a:
- Ispezionare, pulire e asciugare i piedi ogni giorno
- Lavare i piedi con acqua tiepida e controllare sempre la temperatura dell’acqua
- Usare calze di cotone non troppo strette e cambiarle giornalmente
- Idratare la pelle secca con creme specifiche per evitare fissurazioni e ferite
- Non usare callifughi e strumenti taglienti per le callosità
- Tagliare le unghia con forbici a punte smusse o lime di cartone
- Non camminare a piedi scalzi
- Non utilizzare fonti di calore dirette (borse d’acqua calda, camino ecc.)
- Usare scarpe comode a pianta larga, chiuse, e con tomaia in pelle morbida e tacco non superiore a 4 cm
da Staff Podomedica | Mag 18, 2017 | News
Il nostro Centro Alipod Foot Clinic, sostiene Mammadù Italia Onlus | Aiutaci anche tu, destinando il tuo 5 per 1000.
Mammadù Italia Onlus è un’Associazione senza scopo di lucro fondata a dicembre 2010.
Mammadù Italia Onlus nasce dall’ esperienza di volontariato di due amici che, nell’agosto del 2010, decisero di trascorrere le loro vacanze estive in Namibia presso l’orfanotrofio di Orlindi (Orlindi Place of Safety), supportando i bambini nello studio, in attività educative e ludiche. L’incontro con tale realtà permise ai due amici di leggere la vita che avevano sempre vissuto da un differente punto di vista. Dal nuovo significato che i due amici decisero di dare alla loro vita, ma soprattutto dalla promessa fatta ai bambini di “non dimenticarli”, venne costituita Mammadù Italia Onlus.
OBIETTIVI
L’obiettivo di Mammadù Italia Onlus è migliorare la qualità di vita di bambini e ragazzi per lo più orfani che vivono in condizioni di estrema precarietà, garantendo loro beni di prima necessità, supporto sanitario ed un buon livello di istruzione, quale unico mezzo di riscatto sociale. Mammadù Italia Onlus oltre a fornire il proprio sostegno a favore di Orlindi Place of Safety, supporta anche altri orfanotrofi situati nei quartieri più poveri della città o in altre aree “difficili” della Namibia al fine di alleviare le sofferenze dei più deboli e tutelare i diritti dei bambini. Tra gli altri progetti sostenuti da Mammadù Italia Onlus si segnala la casa famiglia di Clara in Groot Aub, la casa famiglia Life Change Centre e tre asili: Little Viking’s Pre-School in Katutura (Windhoek), Clever Kids Day Care Centre in Otjomuise (Windhoek), Celly Day Care Center in Mondesa (Swakopmund). Mammadù Italia Onlus dal 2013 ad oggi ha inoltre finanziato interamente delicati interventi chirurgici per due bambini (Gerome e Maricle). Riteniamo che dallo scambio tra diverse culture possano nascere nuove idee. Per questo non proponiamo soluzioni, ma le costruiamo con le persone che vivendo in Namibia o in altri paesi in via di sviluppo possono aiutarci a comprendere quali siano le più efficaci in quella specifica realtà. Mammadù Italia Onlus offre la possibilità di svolgere attività di volontariato in loco.

Chi fosse interessato può contattare Andrea ( andrea@mammaduitalia.it ).
Per sostenere i progetti a favore dell’infanzia di Mammadù Italia Onlus:
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